Ogni madre conosce il proprio figlio meglio di chiunque altro, ma questa conoscenza viene con il tempo e il contatto continuo. Conoscere il proprio neonato1 fin dai primi giorni di vita è difficile, perché di lui sai pochissimo e stai imparando ora a conoscerlo.

Questa guida vuole essere un piccolo vademecum: impareremo insieme a conoscere il proprio neonato, partendo dai suoi sensi, fino ad analizzare insieme i riflessi del bambino.

Conoscere il proprio neonato: i cinque sensi

Ovviamente il vostro bambino nasce con tutti i cinque sensi, anche se non sono ancora sviluppati come quelli degli adulti. Quando nasce il senso meno sviluppato è quello della vista, in quanto nel grembo della madre il bimbo ha gli occhi chiusi. In modo differente sono invece sviluppati il gusto, l’udito, l’olfatto e il tatto.

La vista

Abbiamo detto che l’ultimo senso a svilupparsi nel neonato è proprio la vista, questo perché il grembo della madre è completamente buio, quindi il bimbo tende ad accrescere prima tutti gli altri sensi.

Proprio per questo motivo alla nascita i suoi occhi sono circa la metà di quelli di un adulto, e hanno una crescita molto lenta, che si ferma una volta raggiunta la pubertà. Di solito sono di colore azzurro oppure grigio, ma poi cambiano colore, assumendo quello che terranno tutta la vita.

Durante i primi mesi il bimbo potrebbe sembrare strabici perché gli occhi sono leggermente scoordinati tra di loro. A questo punto della loro vita i bambini non riescono a mettere a fuoco oggetti più lontani di 20-25 cm. Questa è anche la distanza che c’è tra il piccolo e il viso della mamma quando lo prende in braccio.

Essendo uno dei sensi meno sviluppati, il tuo bimbo può già distinguere luci e ombre, ma non è in grado ancora di riconoscere i vari colori. Nelle prime settimane, poi, tuo figlio sarà in grado di seguire gli oggetti con lo sguardo, mentre la loro capacità di mettere a fuoco immagini lontane migliora entro 2 o 3 anni.

L’Udito

Molte mamme si sono accorte che nel periodo della gestazione il feto reagisce a determinati suoni, scalciando se questi sono troppo forti e rilassandosi con della musica classica. Questo avviene perché l’udito è già completamente sviluppato nell’utero, perciò il bambino è già in grado di percepire e ascoltare la voce della madre.

Probabilmente a causa del fatto che l’ha sentita molto spesso, il bambino preferisce la voce della madre ( dal tono più alto) a quella del padre (dal tono basso). Inoltre in questo momento della vita hanno già sviluppato la capacità di abituarsi ai rumori forti dopo averli sentiti per un po’ di volte.

Secondo alcuni studi circa 1 neonato su 1000 nasce con problemi all’udito, che spesso non vengono diagnosticati se non tramite test e screening specifici. Se la sordità non viene diagnosticata in tempo si corre il rischio che i centri dell’udito del bimbo non vengano stimolati per tempo.

Questo potrebbe causare ritardi nello sviluppo dell’udito, creando a sua volta difficoltà nel suo sviluppo sociale ed emotivo, ma anche del linguaggio. Ecco perché di solito viene sempre eseguito uno screening uditivo sul bimbo poco dopo il parto.

Il gusto

Il gusto è un senso che si sviluppa quasi subito nel neonato: sulle tonsille e parte della faringe, ma anche sulla lingua, si trovano già alcuni sensori del gusto. Le papille gustative, infatti, si formano già nel momento in cui il feto si sviluppa nell’utero della madre.

Alla nascita il neonato riesce già a distinguere alcuni sapori, specialmente quelli dolci e quelli sapidi, ma anche il sapore amaro. Considerando quanto è dolce il latte materno, è normale che il bimbo preferisca i sapori dolci a quelli amari e aspri.

L’olfatto

Così come il gusto, anche l’olfatto è un senso che si sviluppa già quando il bimbo si trova nell’utero. Inoltre i primi due odori che il neonato impara a distinguere sono quello della pelle della madre e del latte materno.

Secondo alcuni studi sembra che il riflesso della suzione, che permette ai bambini di attaccarsi correttamente al seno, potrebbe essere una reazione spontanea al profumo del latte materno.

Il tatto

Quando il bambino si trova nell’utero, durante gli ultimi mesi della gestazione, si stringe a sè stesso con gambe e braccia raccolte. Il momento della nascita è particolarmente traumatico per lui: dall’utero caldo e confortevole viene portato in una realtà fredda ed enorme.

Improvvisamente liberi, gli arti del bimbo possono muoversi a piacimento, e questa cosa potrebbe spaventare il piccolo. In questo caso ti consigliamo di tranquillizzarlo con una mano sul pancino, oppure abbracciandolo delicatamente. Anche una copertina morbida è un buon modo per aiutarlo a sentirsi a suo agio.

Conoscere il proprio neonato: il sonno

Il periodo che segue la nascita è pieno di sonnellini per il piccolo, che passa buona parte delle giornate a dormire, svegliandosi solo per prendere il latte. Proprio per questo non è sempre facile capire quanto il bambino dovrebbe dormire per gestire eventuali difficoltà.

A questo proposito non esiste uno schema fisso, perciò in questo primo periodo non ti preoccupare particolarmente della quantità di sonno. Nei primi mesi di vita, inoltre, molti bambini tendono a confondere il giorno e la notte, dormendo di notte e rimanendo svegli di giorno.

In ogni caso ti consigliamo di osservare con attenzione il tuo bimbo mentre sta dormendo: se mentre si sta riposando si sveglia spesso e piange senza motivo, potrebbe essere sintomo di un problema.

Quali sono i segni di stanchezza nel piccolo?

Detto questo è importante cercare di capire quando il bimbo ha voglia di dormire, oppure è stanco, così da poterlo mettere a letto e riposare un po’ anche tu.

Ecco alcuni segni che il vostro piccolo è pronto per fare la nanna:

  • Sbadigli frequenti;
  • Occhi lucidi;
  • Capricci ingiustificati;
  • Il bambino guarda lontano davanti a sè.

Se tuo figlio presenta uno di questi segni, oppure tutti, è il caso che tu lo prenda in braccio per prepararlo al momento della nanna.

Come posso aiutarlo ad addormentarsi?

Sembrerà assurdo, ma non tutti i neonati sono in grado di addormentarsi senza l’aiuto dei genitori. A questo proposito un metodo utile è quello di allattarlo al seno, oppure di cullarlo con dolcezza. Noi ti consigliamo anche di stabilire una piccola routine che preceda il momento della nanna, come il bagnetto e la pappa.

Ricorda inoltre di poggiare il piccolo nel letto prima che si addormenti, così imparerà ad addormentarsi da solo. Allo stesso modo della musica rilassante può aiutarlo a rilassarsi e capire che è il momento di fare la nanna. Man mano che il neonato imparerà a dormire da solo, sarà in grado di definire da solo un buon ritmo tra sonno e veglia.

Le posizioni migliori per il sonno del neonato

Anche la posizione in cui il bimbo dorme è importante: alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che esiste una correlazione tra la Sindrome da Morte Improvvisa (SIDS) e la posizione prona nel sonno (a pancia in giù). A questo proposito la posizione ideale per il bimbo è sulla schiena.

Volendo potrebbe posizionarsi anche sul fianco, ma il rischio è sempre più elevato rispetto al dormire di schiena. Inoltre ci sono alcuni studi che parlano di come alcune superfici eccessivamente confortevoli e il fumo materno potrebbero aumentare per il piccolo il rischio di contrarre la SIDS.

Ecco quindi per te qualche altro consiglio utile:

  • Il bimbo non deve dormire su superfici troppo morbide, come coperte e cuscini;
  • Cerca di dare al bambino un materassino leggermente rigido per la nanna;
  • Non coprire mai la testa del bambino con le copertine mentre sta dormendo;
  • Assicurarsi che la testa del bambino rimanga fuori dalle coperte quando dorme.

Anche se abbiamo appena detto che il bimbo deve dormire sulla schiena, nulla vieta di cambiargli posizione una volta sveglio. Infatti la posizione a pancia in giù è importante per aiutare il bimbo a sviluppare vista e addominali, diminuendo la possibilità di avere aree piatte dietro il cranio del bimbo.

Il Pianto del neonato: come funziona e come gestirlo

Il primo pianto di tuo figlio può essere un momento magico, ma dopo qualche settimana non la penserai così. Sappi in ogni caso che, nei primi due mesi di vita, il pianto é molto rumoroso, ma ancora non è accompagnato da lacrime.

Come sicuramente saprai, il bambino ha un suo modo personale di comunicare con voi, e lo fa grazie al pianto. A questo punto sta a te capire di che tipo di pianto si tratta e dare al bimbo ciò di cui ha bisogno. Ci vorrà un poco di tempo, ma vedrai che in pochissimo tempo imparerete a distinguere tra loro i tipi di pianto. In questa fase della sua vita non fatevi problemi a fargli qualche coccola in più: è il vostro modo di farlo sentire a suo agio.

Detto ciò, ecco alcuni consigli utili per consolare il vostro bimbo mentre piange:

  • Risolvete tutte le questioni di tipo fisico: cambio del pannolino, fame e ruttino;
  • Muoviti per la stanza con il bimbo in braccio;
  • Cullalo con dolcezza;
  • Dagli dei piccoli colpi sul torace e la schiena;
  • Avvolgilo in fasce.

Anche nei casi in cui siete stanchi o nervosi, cercate di non scuotere mai il piccolo: potreste causare dei danni gravi al cervello del bimbo. In questo caso potresti chiedere un piccolo aiuto a curare il piccolo, se invece siete soli poggiate il bimbo nella culla e cambiate stanza. Una volta che avrai ripreso il controllo sarai pronta a consolarlo.

Conoscere il proprio neonato: creare un legame

Lo aspettavi da tempo, hai vissuto i nove mesi di gravidanza in trepidante attesa e ora finalmente il piccolo è con te, ed è tutto bellissimo. In ogni caso, però, non è detto che avrai l’impressione di conoscere il bimbo fin da subito: ci vorranno tempo e pazienza prima che uno si abitui all’altro.

Il legame che si crea con il bimbo nasce ancora prima che lui ci sia: i genitori sentono un legame speciale con il loro bimbo già nel momento in cui si accorgono che avranno un figlio. Questo processo si sviluppa poi con il tempo, grazie anche alle ecografie, che ti daranno un’idea di come il tuo piccolo stia crescendo dentro di te.

Anche i movimenti nell’utero e i calcetti creano un legame madre-figlio, anche se è il momento della nascita a segnare l’inizio di questo legame speciale. Ovviamente padre e madre (ma anche madre e madre) stabiliscono un legame differente con il piccolo.

Ci sono persone che si sentono legate fin dall’inizio al bimbo, altre hanno bisogno di più tempo. Sicuramente un modo per stabilire un legame è l’allattamento al seno: oltre a nutrire il piccolo crea un momento continuo di contatto tra madre e figlio, creando un legame intimo tra i due.

Anche il contatto continuo crea un legame: accarezzare e coccolare di frequente il piccolo è un buon modo per stabilire un interazione.

Conoscere il proprio neonato: i riflessi Neonatali

Per definizione, il riflesso è un movimento involontario di una parte del corpo in reazione a uno stimolo. Alcuni movimenti del piccolo sono di questo tipo, ma ce ne sono anche altri che sono invece spontanei. Infine, alcuni riflessi neonatali si riferiscono ad alcuni momenti dello sviluppo del piccolo.

Ecco qui una lista dei principali riflessi neonatali:

  • Riflesso di suzione. Sicuramente il più evidente e conosciuto, questo riflesso compare quando il bimbo è attaccato al seno o al biberon e inizia a succhiare. I prematuri hanno una suzione debole proprio perché sono nati prima che questo riflesso potesse svilupparsi. Inoltre i bambini hanno un riflesso mano-bocca, grazie al quale si succhiano le dita o la mano.
  • Riflesso di Moro. Nel momento in cui il bambino viene spaventato da un suono forte o un movimento improvviso, questo tende ad allargare arti superiori e inferiori, portando la testa all’indietro. Poi si chiude su se stesso come a volersi abbracciare da solo. A volte questo riflesso si può sviluppare perché il bimbo è spaventato dal suo stesso pianto.
  • Riflesso di orientamento. Prova a toccare delicatamente l’angolo della bocca di tuo figlio: il piccolo aprirà la bocca e girerà la testa verso la fonte dello stimolo. In questo modo il neonato sarà in grado di trovare il seno.
  • Riflesso di prensione. Se tocchi il palmo con un dito, o un oggetto, le dita del piccolo si chiudono in automatico per afferrarla. Questo tipo di riflesso non dura più di due mesi.
  • Riflesso della marcia automatica. Poggiando i piedini del bimbo su una posizione solida, questo tenderà a muovere le gambe in automatico, come per voler eseguire dei passi da solo.
  • Riflesso di Babinski. Se tocchi con decisione la pianta del bimbo, noterai che l’alluce tende a spostarsi verso la parte alta del piede, mentre le dita si allargano. Questo riflesso rimane fino ai 2 anni del piccolo.

Tutti questi riflessi sono normali, ma se dovessi riscontrare anomalie non esitare a consultare il Pediatra.

Bibliografia

  1. MELNICK A, GUEST GH. Reflexes in the newborn infant. J Am Osteopath Assoc. 1952 Jan;51(5):262-5. PMID: 14897747.

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